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Campomarano, costituitosi nell'attuale posizione presumibilmente nel corso del X secolo come fusione dei diversi villaggi sparsi nella valle, per "incastellamento", inglobò gran parte della popolazione circostante e trasse tanto beneficio da questa fortunata espansione accompagnata da una notevole floridezza economica cui non furono estranei i numerosi conventi della zona da indurre i suoi abitanti a fregiarsi del titolo di "civitas" che, aggiunto al nome antico, avrebbe dato luogo all'attuale "Civitacampomarano" in forma sia congiunta che disgiunta.
I secoli XVIII e XIX rappresentano certamente il punto più alto e il momento più glorioso della storia del paese che vide la sua popolazione superare le 3000 unità, e la cittadinanza dotarsi di servizi ed uffici unici nel circondiario: ospedale, tribunale, scuole superiori, due parrocchie, diverse confraternite, un monte frumentario, l'Ufficio del Registro, l'Ufficio di leva ecc.
Il vescovo di Guardialfiera, Mons. Onofrio Del Tufo, nella sua relazione "Ad limina" del 1766 descrive Civita come "costruita dai superstiti dei sei paesi finitimi sulla vetta di un colle, gode di un'atmosfera benevola e gioconda". Si spiega pertanto la eccezionale vivacità culturale che la contraddistingue proprio in quella fase storica segnata dai fermenti rivoluzionari che mutarono la fisionomia dell'intero continente europeo: l'Illuminismo, la Rivoluzione Francese, la Rivoluzione Napoletana del 1799.
Notevole fu a Civita la sensibilità alla corrente filosofica vichiana, diffusa da un nutrito nucleo di intellettuali di estrazione genovesiana, fra i quali il sacerdote Attasiano Tozzi e il gesuita Francesco Maria Pepe, Raffaele Pepe e Nicola D'Ascanio. Quest'ultimo opererà a Civita nella prima metà dell'800, aprendo una scuola alla quale insegnerà, fra il 1837 e il 1838, anche Gabriele Pepe. Tali personaggi, rappresentano la punta più avanzata e progressista della borghesia molisana, hanno contribuito notevolmente non solo al dibattito storico-culturale dell'epoca, ma soprattutto a creare quel preclaro filone storico- filosofico del riformismo meridionale: preludio all'unità nazionale.
Particolarità di questa cittadina è sicuramente l'imponente Castello Angioino. Pur non essendo certa l'epoca della sua costruzione, più volte rimaneggiata, tutto fa pensare al periodo della dominazione angioina, specie le maestose torri cilindriche. Il periodo in questione è nel corso del XIV secolo nel pieno del regno di Carlo d'Angiò, durante il quale il castello venne edificato su una massa di arenaria, che si erge prorompente tra i torrenti Mordale e Vallone Grande e rappresenta un pregevole monumento di inestimabile valore storico.
La fortezza che un tempo sorgeva isolata nei suoi fossati nella parte alta del centro abitato, cui non si aveva accesso quando era chiusa la porta di cinta, oggi sovrasta il centro del paese. Il bel portale trecentesco presente sulla facciata principale, ad est, era collegato all'abitato da un ponte levatoio. Il lato occidentale, lungo oltre 50 metri, oggi affaccia sull'attuale Piazza Municipio e ai suoi lati ha due torri di pregevole fattura.
Nel cortile vi sono gli accessi a quelle che dovevano essere le camere per la Sala d'Armi, per il Corpo di Guardia, per le cantine, i granai, le stalle, le prigioni ed itrabocchetti. Al primo piano, invece, vi sono la camera baronale, ove si amministrava la giustizia e si ricevevano gli ospiti, la cucina e le stanze più interne del signore. Da segnalare la fontana sannita situata nel cortile, stupefacente per la fattura dei quattro volti zoomorfi d'angolo e per il suo stato di conservazione.
Della Chiesa di Santa Maria Maggiore è rimasto solo il campanile dopo il violento terremoto del 1903. Detto campanile è costruito sopra un arco a tutto sesto che incornicia l'ingresso al castello stesso. La chiesa di Santa Maria delle Grazie in origine era cappella privata e, a seguito della distruzione della chiesa di Santa Maria Maggiore, venne ampliata e modificata per assolvere alle funzioni di Chiesa Madre. Il suo portale risale al XVI-XVII secolo, mentre all'interno è da menzionare il dossale, altare in legno intagliato e dorato.
Altra chiesa di modeste dimensioni è quella di San Giorgio Martire, costruita più in basso dell'abitato, sullo strapiombo tufaceo, e presenta al suo interno un altare marmoreo del 1780. Finestre, portali e fregi vari sono le altre emergenze architettoniche che si possono ammirare nel centro storico di questo "autentico Borgo". Sono inoltre da visitare la Residenza del Letterato, ovvero la casa natale di Vincenzo Cuoco (1770-1823), e quella di Gabriele Pepe (1779-1849), due tra i personaggi storici più significativi del Molise.
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